Introduzione
Le lezioni tenute dalla Dr.ssa Bove, durante la mia formazione, hanno posto l’accento sugli assunti teorici e metodologici della terapia sistemica, con particolare attenzione al sistema famiglia e alla sua evoluzione trigenerazionale. Al contempo, si è aperto uno spazio di riflessione sulla psicoanalisi ontologica, intesa come indagine non solo dei contenuti inconsci, ma dell’“essere” del soggetto nel mondo. In questo articolo ripercorriamo i punti salienti del percorso formativo e mostriamo come i due approcci possano dialogare, arricchendosi reciprocamente.
1. I principi della terapia sistemica
1. Visione biopsicosociale e sviluppo trigenerazionale
• Il soggetto va considerato nel contesto del proprio ciclo vitale e all’interno di un sistema emozionale che include non solo la famiglia nucleare, ma anche i mandati inconsci ereditati dalle generazioni precedenti.
• I mandati familiari (ruoli, compiti, valori non detti) si tramandano e possono agire sia in modo fusionale (il soggetto “si identifica” con essi) sia come spinta verso una separazione evolutiva.
2. Modello ecologico di Bronfenbrenner
– Microsistema: la famiglia, il gruppo dei pari, la scuola.
– Esosistema: collettività, istituzioni, rete di sostegno informale (educatori, insegnanti).
– Macrosistema: cultura, ideologia politica, norme religiose, atteggiamenti sociali.
La resilienza del bambino (e della famiglia) dipende dall’interazione tra questi livelli e dalla capacità di tollerare crisi senza “collassare” in uno stato qualitativamente diverso .
3. Strumenti chiave
• Il genogramma trigenerazionale, per mappare mandati, miti e ripetizioni famigliari.
• La mappa dei poteri (Zapparoli, 2002), che evidenzia ruoli formali e informali nei diversi sottosistemi.
• Il concetto di paziente designato, in cui un singolo sintomo segnala una sofferenza che riguarda l’intero sistema.
2. Fondamenti della psicoanalisi ontologica
La psicoanalisi ontologica mira a esplorare non solo i contenuti inconsci (fantasie, desideri, conflitti), ma la struttura ontica del soggetto: il suo modo di “essere al mondo”, le condizioni esistenziali che ne orientano il sentire e l’agire.
• S’inserisce nell’orizzonte fenomenologico-esistenziale (Heidegger, 1927; Binswanger, 1942): l’individuo non è un’entità isolata, ma sempre già “in relazione” al mondo.
• L’attenzione è posta sul rapporto soggetto‑oggetto e sul modo in cui il campo terapeutico stesso diventa spazio esistenziale per il paziente.
3. Punti di contatto e integrazione
1. Visione relazionale profonda
• Entrambi gli approcci vedono il soggetto come inestricabilmente connesso a un campo di relazioni: la terapia sistemica con il “sistema famiglia + extra‑famiglia”, l’ontologia psicoanalitica con il “mondo‑campo” in cui il soggetto esiste.
2. Mandati e “essere‑nel‑mondo”
• I mandati famigliari (ruoli intergenerazionali) trovano una chiave di lettura ontologica quando vengono interpretati come modi dell’esistenza trasmessi inconsapevolmente.
3. Potere, contro‑potere e mediazione terapeutica
• Nella terapia sistemica il terapeuta media il conflitto tra microsistemi (individuo, famiglia, istituzioni).
• Nell’ontologia psicoanalitica, il terapeuta de‑centrato favorisce l’emergere di modalità esistenziali sconosciute o negate, riducendo il “potere assoluto” in favore di un potere relativo condiviso.
4. Resilienza come costrutto intersistemico‑ontico
• La resilienza non è solo meccanismo di adattamento, ma modo di essere che il soggetto sviluppa nel nodo tra risorse interne e contesti ecologici (Gislon, 2010).
4. Implicazioni cliniche
• Genogramma ontologico‑sistemico: integrare alla mappatura formale dei mandati famigliari anche domande esistenziali sul “senso di appartenenza” e sulla “libertà di scelta” del soggetto.
• Supervisione dell’équipe: non solo tecniche sistemiche, ma anche riflessione sui propri fantasmi ontologici (munificenza, colpa, attaccamento), per evitare che diventino ostacolo nella relazione terapeutica.
• Focus integrato: individuare obiettivi che coniughino “cambiamenti di ruolo” (sistemico) e “trasformazioni nella modalità di esistere” (ontologico).
Conclusione
Le lezioni della Dr.ssa Bove ci hanno mostrato come psicoanalisi ontologica e terapia sistemica non siano approcci contrapposti, ma alleati nel cogliere la complessità del soggetto e dei suoi contesti. L’integrazione permette di passare da un’intervento focalizzato su singoli sintomi a un processo in cui cambiamento relazionale e mutamento esistenziale si sostengono a vicenda.
Bibliografia
• Bateson, G. (1972). Steps to an Ecology of Mind. University of Chicago Press.
• Binswanger, L. (1942). Dream and Existence. Williams & Wilkins.
• Bronfenbrenner, U. (1979). The Ecology of Human Development. Harvard University Press.
• Gislon, M.C. (2010). La resilienza nella clinica: prevenzione e trattamento. Dialogos Ed.
• Morin, E. (2000). La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero. Raffaello Cortina.
• Zapparoli, G.C. (2002). La follia e l’intermediario. Dialogos Ed.