L’isteria negli studi freudiani: evoluzione concettuale, manifestazioni cliniche e approcci terapeutici

Introduzione

L’isteria rappresenta uno dei costrutti clinici fondamentali nello sviluppo della teoria psicoanalitica e della comprensione dei disturbi psichici. Quest’articolo esplora la concettualizzazione dell’isteria negli studi iniziali di Sigmund Freud, con particolare riferimento alle sue osservazioni cliniche, all’inquadramento nosografico e alle prime formulazioni terapeutiche.

Evoluzione storica del concetto di isteria

Nella sua ricostruzione storica, Freud evidenzia come il termine “isteria” abbia subito una profonda evoluzione semantica e clinica. Originariamente utilizzato per stigmatizzare e condannare individui che presentavano sintomi inspiegabili, considerati di natura demoniaca, il concetto ha gradualmente acquisito dignità scientifica. Secondo Freud, un approccio scientifico e “illuminato” all’isteria inizia propriamente solo con gli studi di Jean-Martin Charcot alla Salpêtrière di Parigi, che ricollocano il disturbo nell’ambito della comprensione medica e della ricerca di soluzioni terapeutiche (Freud, 1886-1895).

Freud definisce l’isteria come una nevrosi caratterizzata dall’assenza di alterazioni organiche del sistema nervoso, fondata piuttosto su modificazioni fisiologiche difficilmente definibili attraverso una formula specifica, tenendo conto della peculiare mobilità dell’eccitamento nervoso. Nonostante la difficoltà di racchiudere l’isteria in una definizione univoca, Freud propone di delinearla in termini puramente descrittivi e nosografici, mediante l’insieme dei sintomi che la caratterizzano.

Quadro sintomatologico dell’isteria

Seguendo le tesi di Charcot, Freud colloca le manifestazioni dell’isteria lungo un continuum sintomatologico che va dalle forme più gravi e definite, assimilabili alla “grande isteria” descritta da Charcot, a forme più lievi che si avvicinano alla normalità. Nella definizione della sintomatologia, Freud identifica una serie di segni clinici e sintomi somatici che consentono una diagnosi di isteria.

Riprendendo le osservazioni di Charcot, Freud elenca sei categorie principali di manifestazioni:

  1. Accessi convulsivi
  2. Zone isterogene
  3. Disturbi della sensibilità
  4. Disturbi dell’attività sensoriale
  5. Paralisi
  6. Contratture

Questi sintomi possono presentarsi in diverse forme e gradi, ma mantengono caratteristiche generali comuni. Le manifestazioni isteriche sono contraddistinte dalla loro “eccessività”: il dolore isterico, ad esempio, si presenta come particolarmente violento. È inoltre caratteristico dell’isteria che un disturbo possa essere simultaneamente intenso e molto circoscritto.

Un elemento significativo rilevato da Freud è la “mobilità” dei sintomi, che possono traslarsi da un punto all’altro del corpo, suggerendo l’esclusione di lesioni organiche alla base del disturbo. Come afferma lo stesso Freud: “…dobbiamo quindi abbandonare l’idea che alla radice dell’isteria vi sia una qualche possibile affezione organica…” (Freud, 1886-1895, p. 51).

La dimensione psichica dell’isteria

Oltre ai sintomi somatici, Freud identifica una serie di disturbi psichici associati all’isteria, pur riconoscendo che non presentano la stessa costanza dei sintomi fisici. Quello che comunemente viene definito “temperamento isterico” – caratterizzato da instabilità del volere, umore mutevole, accentuata eccitabilità e diminuzione dei sentimenti altruistici – può manifestarsi nell’isteria, ma non costituisce un elemento indispensabile per la diagnosi.

Particolarmente significativa è l’osservazione di Freud secondo cui “le alterazioni psichiche che si devono postulare a fondamento dello stato isterico si svolgono interamente nell’ambito dell’attività cerebrale inconscia”. Questo riferimento all’inconscio anticipa quello che diventerà un concetto cardine della teoria psicoanalitica. Freud sottolinea inoltre che nell’isteria, come in tutte le nevrosi, risulta accentuato l’influsso dei processi psichici su quelli somatici, e che nel paziente isterico vi è un eccesso di eccitamento del sistema nervoso che può manifestarsi con effetti inibitori o eccitanti, spostandosi con grande facilità.

Eziologia della nevrosi isterica

Nella ricerca delle cause dell’isteria, Freud risente in questa fase fortemente dell’influenza di Charcot, attribuendo un ruolo primario al fattore ereditario come causa predisponente. Le cause accidentali vengono considerate come fattori scatenanti degli attacchi isterici.

Tra i fattori scatenanti, Freud annovera elementi eterogenei che includono esperienze infantili, traumi, malattie, preoccupazioni, emozioni intense e qualsiasi condizione capace di provocare un grave deterioramento psicofisico. È interessante notare come in questa fase, Freud non consideri ancora le anomalie della sfera sessuale come fattori diretti nello sviluppo dell’isteria, osservando che essa si manifesta anche in soggetti sessualmente immaturi, in donne prive di genitali o con organi genitali senza alterazioni, così come in donne con patologie organiche che non sviluppano isteria. Riconosce tuttavia che l’isteria è presente anche negli uomini, sebbene con frequenza minore, e ammette che “situazioni collegate funzionalmente con la vita sessuale svolgono una parte importante nell’etiologia dell’isteria” (Freud, 1886-1895).

Decorso clinico dell’isteria

Negli studi sull’isteria, Freud delinea un decorso che rappresenta il disturbo come un’anomalia costituzionale più che una malattia circoscritta. Osserva che i primi segni possono comparire nella prima giovinezza, sebbene le affezioni isteriche non siano rare nei bambini tra i sei e i dieci anni, spesso con sintomi simili a quelli riscontrati negli adulti. Nei bambini sono rare le stigmate, ma prevalgono le alterazioni psichiche.

Freud nota che i bambini isterici sono spesso precoci e molto dotati, anche se in alcuni casi “l’isteria non è che un sintomo di una profonda degenerazione del sistema nervoso, che si manifesta in una perversione morale permanente”. L’età giovanile, dai quindici anni in poi, è identificata come il periodo principale in cui si manifesta la nevrosi isterica nelle donne.

Il disturbo può evolvere con una ininterrotta successione di disturbi lievi (isteria cronica) o con uno o più attacchi gravi (isteria acuta), separati da intervalli che possono durare anche anni. L’isteria negli uomini viene descritta come una malattia potenzialmente più grave, poiché può presentare sintomi “ostinati” e invalidanti per l’attività lavorativa.

Il decorso dei singoli sintomi isterici presenta aspetti caratteristici: in alcuni casi, i sintomi scompaiono spontaneamente e rapidamente per lasciare spazio ad altri sintomi ugualmente transitori ma rigidi. Non vi è un limite definito alla guaribilità, nel senso che sintomi apparentemente risolti possono ripresentarsi anche dopo anni, così come può verificarsi una guarigione improvvisa dopo un periodo di preparazione di alcuni giorni.

Freud afferma che “in ogni caso si può affermare che l’isteria non comporta mai, neppure nelle sue manifestazioni più minacciose, un serio pericolo di vita” e sottolinea come permanga “una piena lucidità mentale e la capacità di prestazioni eccezionali in tutte le forme d’isteria, comprese quelle più prolungate” (Freud, 1886-1895, p. 56).

Approcci terapeutici all’isteria

Nel campo del trattamento, Freud osserva che “in nessun’altra malattia il medico può compiere tali miracoli o restare altrettanto impotente” (Freud, 1886-1895, p. 56). Nel suo approccio terapeutico alla nevrosi isterica, distingue tre compiti principali:

  1. Il trattamento della disposizione isterica: In questo ambito, Freud riconosce che le possibilità di intervento del medico sono limitate, ma può favorire il trattamento consigliando misure profilattiche quali l’esercizio fisico, norme igieniche, evitare di sovraccaricare il sistema nervoso e ridurre l’importanza attribuita ai sintomi isterici più lievi.
  2. Il trattamento degli attacchi isterici (isteria acuta): Freud considera questo un compito particolarmente difficile, poiché la nevrosi acuta produce continuamente nuovi fenomeni. La prima condizione raccomandata è l’allontanamento del paziente dal suo ambiente abituale, una misura che oltre ad essere benefica per il paziente, permette una migliore osservazione delle sue caratteristiche. Freud osserva che l’isterico non è generalmente l’unico membro nevrotico della famiglia, e che le reazioni emotive dei familiari, sia di spavento sia di eccessiva partecipazione affettiva, tendono ad accrescere l’eccitazione del malato.
  3. Il trattamento dei singoli sintomi isterici (isteria locale): Freud ritiene che questo tipo di intervento non offra possibilità di successo finché persiste una isteria acuta. Nota inoltre che la prescrizione di farmaci produce effetti variabili, dipendenti più dall’autosuggestione del paziente che dall’azione farmacologica.

Particolarmente significativo è il riferimento al “trattamento diretto”, che consiste “nell’eliminazione delle sorgenti psichiche che forniscono lo stimolo ai sintomi isterici, cosa comprensibile se cerchiamo la causa dell’isteria nell’attività ideativa inconscia”. Questo trattamento può realizzarsi imponendo al paziente, sotto ipnosi, una suggestione che lo induca a liberarsi del sintomo.

Ancora più efficace, secondo Freud, è il metodo praticato da Josef Breuer, “consistente nel ricondurre il paziente sotto ipnosi alla preistoria psichica del suo disturbo”. Freud considera questo “il metodo più appropriato per l’isteria in quanto imita proprio il meccanismo dell’insorgenza e della scomparsa di tali sintomi isterici” (Freud, 1886-1895, p. 59). Questa osservazione anticipa quello che diventerà il metodo catartico, precursore della tecnica psicoanalitica.

Conclusioni

L’analisi degli studi freudiani sull’isteria rivela un periodo di transizione fondamentale nel pensiero dell’autore. Da un approccio inizialmente vicino alla neurologia e alla medicina organicistica di Charcot, Freud si muove progressivamente verso una comprensione più psicologica del disturbo, ponendo le basi per lo sviluppo della psicoanalisi.

L’osservazione dell’isteria conduce Freud a formulare concetti che diventeranno centrali nella teoria psicoanalitica: il ruolo dell’inconscio, l’importanza dei processi psichici nella genesi dei sintomi somatici, e l’efficacia di un approccio terapeutico basato sull’esplorazione della “preistoria psichica” del disturbo.

Questi studi rappresentano un momento cruciale non solo nell’evoluzione del pensiero freudiano, ma anche nella storia della psichiatria e della psicoterapia, segnando il passaggio da una concezione puramente organica dei disturbi mentali a una comprensione più articolata che integra dimensioni biologiche, psicologiche e relazionali.

Bibliografia

Breuer, J., & Freud, S. (1895). Studi sull’isteria. In S. Freud, Opere (Vol. 1). Torino: Bollati Boringhieri.

Charcot, J.M. (1887). Leçons sur les maladies du système nerveux faites à la Salpêtrière. Paris: Delahaye & Lecrosnier.

Freud, S. (1886-1895). Opere 1886-1895. Torino: Bollati Boringhieri.

Freud, S. (1888). Isteria. In S. Freud, Opere (Vol. 1). Torino: Bollati Boringhieri.

Freud, S. (1892-93). Un caso di guarigione ipnotica con osservazioni sul sorgere di sintomi isterici per controsuggestione. In S. Freud, Opere (Vol. 1). Torino: Bollati Boringhieri.

Freud, S. (1894). Le neuropsicosi da difesa. In S. Freud, Opere (Vol. 2). Torino: Bollati Boringhieri.